
8. 23 maggio. Sopra Parco. Dopo mezzodì.
Alla fine l'han saputo dove eravamo, e nella notte i borbonici si sono avvicinati. All'alba, in fretta in furia, fummo messi in movimento e salimmo quassù. Un buon braccio potrebbe scagliare una pietra di qui sui tetti di Parco.
Abbiamo sotto di noi il Calvario e il cimitero a mezza costa; veggo le pietre sulle quali sedemmo ieri, con frate Carmelo. Quel monaco mi ha lasciato un non so che turbamento; vorrei rivederlo.
Staremo a campo qui, tutto il giorno, e forse anche domani. Che cosa si attende? Che significa questo aggirarsi intorno a Palermo, come farfalle al lume?
Maestose le rupi che abbiamo a ridosso e a destra. Indescrivibile la vista di faccia.
Chi nasce qui non si lagni d'essere povero al mondo, che anche con una manata d'erba è un bel vivere, se si hanno occhi per vedere e cuore per sentire.
Cesare Abba (Da Quarto al Volturno) |